mercoledì 23 maggio 2012

Perchè i veronesi amano Tosi


di Giorgio Montolli
Un sindaco che ha messo insieme gli interessi dell'edilizia (fortissimi), quelli della finanza e quelli della Chiesa. Creando una rete di potere straordinaria. E mescolando il tutto con una presenza ossessiva sia in tivù sia per strada
(l' Espresso 21 maggio 2012)


Caro direttore,

Tra pochi giorni Flavio Tosi giurerà da sindaco per la seconda volta dal 2007, forte del consenso dei 77.022 veronesi che il 6 e 7 maggio hanno fatto la croce sul suo nome sparpagliato su ben 7 liste: 6 civiche più la Lega Nord. Nel frattempo Tosi ha regolato i conti su due fronti: quello nazionale, rinsaldando il legame con Roberto Maroni a spese di Umberto Bossi, e quello interno, liberandosi del Pdl con cui ha governato negli ultimi 5 anni.

In un consiglio comunale che passa da 46 a 36 consiglieri e da 12 a 10 assessori (più il sindaco), Tosi è pronto a riprendere in mano le grandi opere che hanno caratterizzato la precedente amministrazione: la realizzazione del passante Nord - traforo delle Torricelle, il filobus a gasolio, il termovalorizzatore di Ca' del Bue, la riqualificazione dell'area ex cartiere a Sud della città, il nuovo quartiere universitario.

Opere di forte impatto ambientale, di cui sono al vaglio della Procura le procedure per l'aggiudicazione degli appalti e sulle quali è stata costruita l'opposizione a Tosi. Caso più unico che raro i nuovi assessori non saranno l'espressione di un accordo tra partiti, ma della volontà di un'unica persona che potrà sostituirli a piacimento.

Il tema ambiente a Verona è subito diventato strategico per la coalizione di centrosinistra. A vincere le primarie, e a candidarsi come sindaco, è stato infatti l'ex presidente regionale di Legambiente. Ma per Michele Bertucco (Pd) il risultato uscito dalle urne si è fermato a un deludente 22,8 per cento. Ancora più modesti i consensi per la lista Piazza Pulita (2.896 voti, 2,38 per cento), nata per raccogliere la protesta di associazioni e comitati ambientalisti. Il leader carismatico degli anti traforo Alberto Sperotto ha portato a casa 834 voti. Daniele Nottegar, una vita contro l'inceneritore, si è dovuto accontentare di 174 preferenze. Con gli stessi argomenti, ma con alle spalle Beppe Grillo, ha fatto bingo il Movimento 5 stelle: 11.574 preferenze, 9.35 per cento dei voti e tre consiglieri in Comune.

Il 'sindaco più amato dagli italiani', che ha seminato bene nei salotti di Floris, Mineo, Lerner e Santoro ha stravinto con il 57,35 per cento delle preferenze.

Perché Tosi, condannato nel 2009 dalla Cassazione in via definitiva per istigazione al razzismo, ha preso tutti questi voti?

Perché a Tosi, in una delle città più inquinate d'Italia, i veronesi hanno affidato il compito di riaccendere i forni dell'inceneritore e di costruire un'autostrada in città, dove transiteranno i camion provenienti dall'Adriatico e diretti verso il Nord Europa?

Eppure i dati epidemiologici forniti dal Dipartimento di prevenzione dell'Ulss 20 parlano chiaro: le malattie legate all'inquinamento a Verona si fanno sentire e i primi a farne le spese sono anziani e bambini.

Tosi si fa vedere e pianifica la sua presenza nei luoghi e sui media in modo ossessivo. L'Audi blu con targa bollata Padania arriva a tutta velocità nei mercati rionali. Il sindaco scende protetto dal suo body guard mentre le signore fanno a gara per stringergli la mano. Lui si presta. La sera prima sedeva tranquillamente nel salotto di Bruno Vespa.

Dove Tosi non si fa vedere è nei contraddittori pubblici. Meglio la televisione, e quando si tratta di tivù locali, dove i nodi vengono al pettine, solo con precise garanzie. Nonostante gli inviti, il sindaco leghista non ha mai voluto incontrare quella parte di popolazione che dissente sul suo modo di amministrare. Nessuna intervista concessa alla piccola editoria locale, mentre per ben 42 volte da Palazzo Barbieri sono partite querele a giornalisti e politici.

Nonostante questa carneficina Tosi è uno dei personaggi più ricercati dai media e dagli anchormen di sinistra di rango nazionale: ormai parlano bene di lui opinion maker come Eugenio Scalfari e Massimo Cacciari, con grande afflizione dell'opposizione veronese.

Un altro fattore che determina il successo di Tosi è la sua penetrazione nei gangli finanziari del territorio che amministra, come è avvenuto in Fondazione Cariverona (3,5 per cento di Unicredit). L'ente tra il 2007 e il 2011 ha riversato sulla città 615 milioni di euro per interventi nei settori socio-assistenziale e culturale. Dall'ottobre 2010 la Fondazione ha un nuovo CDA, più vicino a Tosi, frutto di accordi che hanno garantito all'ingegner Paolo Biasi altri 5 anni come presidente (quest'anno è al ventesimo), pur essendo all'epoca dei fatti accusato di bancarotta preferenziale nell'ambito di un'indagine della Procura di Teramo e quindi di dubbia eleggibilità.

Il sostegno a Tosi viene poi dal mondo del mattone. Per motivi intuibili, visto che la spesa prevista per il solo passante Nord supera gli 800 milioni di euro e che attorno a questa e ad altre opere sorgeranno alberghi, parcheggi e via dicendo. Durante la campagna elettorale le opposizioni hanno fatto notare che nelle Associazioni temporanee di impresa, in gara per aggiudicarsi i vari appalti, figurano spesso Technital e Mazzi Costruzioni e che la famiglia Mazzi nel 2007 avrebbe finanziato la campagna elettorale di Tosi per alcune migliaia di euro. Tutto vero, lo ammette anche Tosi che a pochi giorni dal voto porta in procura le carte relative alle procedure di aggiudicazione delle gare d'appalto chiedendo di «verificare la perfetta legittimità dei procedimenti adottati dall'amministrazione comunale e dalle stazioni appaltanti».

A spiegare il successo di Tosi ci sono poi i fattori culturali. Giorgio Forti è un noto architetto veronese che nel 2008 si è battuto contro l'amministrazione comunale raccogliendo 10.572 firme per impedire che il Comune vendesse i palazzi storici di sua proprietà per fare cassa. Riuscito in parte nel suo intento, Forti ha fatto una lista a difesa della cultura, che a Verona vale appena 800 voti, lo 0,66 per cento. Ma non è stata una sorpresa, perché a fronte di un patrimonio storico cittadino notevolissimo, già si sapeva che il veronese medio è un uomo semplice, pragmatico, interessato semmai alla cultura contadina a cui sente di appartenere.
Verona è città romana, scaligera, veneziana, austriaca e francese, ha incrociato il genio di Dante e Shakespeare, ma le tracce più evidenti presenti nella popolazione sono quelle religiose locali. Tocca infatti alla chiesa dell'Ottocento sollevare dalla miseria materiale e morale la gente dei quartieri poveri di Verona.

Questo debito di riconoscenza si traduce oggi nel simulacro di un sentimento religioso che rimane comunque una valida leva per ottenere consenso. Quando il vescovo Giuseppe Zenti, nel gennaio 2012, e quindi in tempi già sospetti, dichiara al mensile Jesus che quella veronese è «una Lega stemperata dal leghismo: con loro si può interloquire» questo significa il voto pro Tosi degli Istituti religiosi scaligeri e del variegato universo che ci sta attorno.

Quella veronese è dunque una società tradizionalista catapultata nella modernità che chiede al sindaco leghista di salvaguardare la propria identità.

Ma a quale prezzo?

Secondo chi si oppone a Tosi il prezzo che i veronesi stanno già pagando è l'isolamento culturale ed economico. «La città è in una posizione geografica eccezionale, al crocevia dell'Europa, ma uno dei primi atti dell'amministrazione Tosi è stato quello di cancellare il progetto del Polo Finanziario sostenuto, non senza problemi, dal precedente sindaco Paolo Zanotto» dichiara Michele Bertucco. «Al suo posto oggi c'è un immenso mare di asfalto, un parcheggio sempre deserto che si riempie solo nei giorni dei grandi appuntamenti fieristici, creando enormi problemi di viabilità».

E' successo che il Polo Finanziario, volano economico e luogo di possibile occupazione per i giovani laureati dell'Università scaligera, è migrato a Milano mentre anche la Fiera inizia a perdere colpi: Solar Expo, l'evento leader in Italia per le energie rinnovabili, dal 2013 si svolgerà nella città meneghina, più aperta al resto del mondo. E si comincia a temere per Vinitaly e Fieracavalli.

Giorgio Montolli

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