Nel prossimo Consiglio di
Circoscrizione del 6 Febbraio 2014 verrà dato un parere sul PRAC – Piano Regionale
delle Attività di Cava – previsto dalla Legge Regionale 7 settembre 1982, n 44
Alcuni dati ricavati dalle relazioni del PRAC*
Durata del piano
dieci anni
Estrazioni effettuate
mc/anno
ml = milioni
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Riserve disponibili e già autorizzate
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Fabbisogni stimati ulteriori
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All A Dgr n. 2015 del 04 nov 2013
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1990
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1997-2007
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2008-2011
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per 10 anni
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Sabbie e ghiaie
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12 ml
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8,5 ml
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5-7 ml
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85 ml mc
(bastano per 12 anni)
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60 ml mc
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Calcari per costruzioni
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250.000
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750.000
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750000
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11 ml mc
(bastano per 14
anni)
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6 ml mc
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Detrito (anche per calci e costruzioni)
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450.000
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1.8 ml
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690.000
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24 ml mc
(bastano per 34
anni)
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9 ml mc
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Calcari per Industria (Calce Cementi Granulati)
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1,7 ml
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1,4-1,7 ml
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1 ml
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28 ml mc
(bastano per 28
anni)
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Argille per Laterizi
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1 ml
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930.000
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400.000
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7.5 ml
(bastano per 18
anni)
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Basalto
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100.000
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120-160.000
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140.000
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3 ml
(bastano per 21
anni)
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Calcare lucidabile (marmo) Rosso Verona Rosso Asiago
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100.000
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230-510.000
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180.000
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6,8 ml
(bastano per 37
anni)
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Calcare da taglio (Pietra Lessinia, di vicenza..)
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50.000
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50-100.000
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70.000
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4.3 ml
(bastano per 61
anni)
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*Dati indicativi estrapolati dall’allegato A ed E
del DGR 2015 04 nov 2013
Riserve = volumi disponibili, autorizzati e ancora a giacimento
Recupero da rifiuti inerti da
demolizioni per detriti e calcari da industria (cementi) 18 ml mc
Recupero da scavi per opere
pubbliche e di privati 27 ml mc
Riserve sono considerate solo per
il 25%- 30%
Vedi Allegato E pag 32 e succ.
L’applicazione del PRAC è
previsto dalla nuova legge
La proposta di legge per il
governo delle attività estrattive andrà a sostituire la “vecchia” numero 44 del
1982, una buona legge ma mai entrata in vigore con efficacia per responsabilità
delle Giunte Regionali che si sono succedute negli ultimi trent’anni.
La nuova legge ha il sapore di un condono ex post per tutte
le attività di cava “ legittimate” a prescindere dall’assenza dello strumento
base e indispensabile che è il Piano Regionale per le Attività di Cava (PRAC).
Il PRAC di fatto autorizza nuove concessioni nonostante quanto estratto
e non utilizzato in questi ultimi anni basti ed avanzi per soddisfare i
fabbisogni per i prossimi vent’anni, pur considerando, per le stime sui consumi
futuri, i folli prelievi dal 1990
a oggi.
Infatti, dai dati messi a
disposizione dalla Regione Veneto, risaltano i quantitativi residui autorizzati
e/o disponibili in relazione all’andamento dei consumi.
Nel Veneto nelle oltre 600 cave
attive, di cui poco più della metà per il prelievo di sabbie, ghiaie, argille e
materiali per le costruzioni nel 2011 la disponibilità autorizzata era di 121
milioni di mc relativi solamente a sabbia, ghiaia, calcari e detriti (dossier
della Regione Veneto allegato alla Pdlr 284, 2011).
I consumi medi – negli anni
novanta fino al 2006 si attestavano complessivamente mediamente sotto i 9
milioni di mc/anno, periodo di massima attività edilizia e infrastrutturale che
non ha paragoni nemmeno con le altre regioni d’Italia (dai dati Istat 2010 si
ricava che nel nord-est dal 1995 al 2007 i valori medi annui autorizzati di
nuova edificazione sono stati di 8 mc/ab/anno contro i 4,9 mc/ab/anno del nord-ovest,
con una media nazionale di 4,5 mc/ab/anno) – negli ultimi anni sono crollati
fino a 5,4 milioni di mc nel 2010 per le sabbie e ghiaie. Non diversa sorte
hanno avuto le altre geo-risorse, con cali fino al 70% .
Premessi questi sintetici valori
possiamo affermare con certezza che i materiali disponibili possono far fronte
a teorici fabbisogni (ai ritmi edificatori poco onorevoli e non auspicabili
degli ultimi anni, per altro “condannati” dall’intera classe politica) per i
prossimi 10 – 15 anni, senza peraltro considerare l’auspicabile sostitutivo
utilizzo di materiali derivati dal riuso- riciclo dei composti da demolizione e
costruzione.
Un altro importante motivo per
voler modificare l’attuale legge sulle cave risiede nella consapevolezza
dell’inerzia regionale relativa alle cave “minori” classificate nel gruppo B
(marmo, pietre ornamentali, trachite,
quarzo …) dimostrata a tutt’oggi, delegando gli enti locali alla loro
pianificazione e gestione.
Le cave del gruppo B, che sono poco più del 50% delle cave attive
nel Veneto pur se con volumi estratti
decisamente minori (4,5% del totale), sono ubicate prevalentemente in
ambiti collinari e montani ed hanno un impatto sull’ambiente e sul paesaggio
uguale e in molti casi più marcato rispetto a quelle di tipo A (sabbia, ghiaia,
detrito, argille…) ubicate per lo più in pianura.
Tutti sappiamo cosa sta succedendo sulle colline (o meglio sotto le
colline di Alcenago). Il guadagno di pochi produce e produrrà disastri per
molti, dal punto di vista ambientale (frane), dal punto di vista economico dei
privati (svalutazione delle case) del pubblico (interventi di risanamento,
nuove strade, sicurezza) dal punto di vista sociale (compromissione del tessuto
abitativo di Alcenago e Sengie)
Le esperienze fatte fino ad oggi,
hanno prodotto gli scempi che sono sotto gli occhi di tutti.
Si evidenzia uno scorretto uso
del suolo e un convinto quanto improbabile rilancio dell’economia veneta
attraverso nuove opere edilizie, grandi opere e infrastrutture pubbliche.
Occorre promuovere una profonda
innovazione nel settore perché ridurre il prelievo di materiali e l’impatto
delle cave nei confronti del paesaggio è quanto mai urgente e oggi possibile.
È indispensabile puntare a
ridurre il prelievo da cava puntando sul recupero degli inerti provenienti
dalle demolizioni, considerato ancora oggi un rifiuto da conferire in
discarica.
Quello delle cave è un argomento
che non solo deve essere messo in evidenza in ogni discussione di pianificazione, ma deve diventare
uno dei punti chiave su cui capire e ragionare delle trasformazioni complessive
che si stanno verificando nel nostro Paese, in particolare nel Veneto che oggi
rappresentano una fonte di reddito per le attività non propriamente
trasparenti, ma che potenzialmente possono diventare un volano economico e di
sostenibilità ambientale.
Si può comprendere che per
ragioni di appartenenza, di partito, sia difficile contestare alcune scelte
operate da un livello gerarchico superiore. Ma quando tali scelte,
compromettono lo sviluppo del territorio, rischiano di renderlo invivibile o
inospitale o degradato o compromesso o tutto questo insieme, credo che non possiamo esimerci come amministratori locali da impegnarci per
difendere la qualità della vita, o la vita stessa, del territorio che siamo
chiamati a tutelare ed amministrare.
Il PRAC prevede che non sia
possibile risiedere ad una distanza inferiore di 200 metri da una cava.
Significa che se i nostri nonni avessero attivato in prossimità della sede della Circoscrizione una cava (come ai confini della nostra circoscrizione a
Ferrazze) praticamente non ci sarebbe posto per l’intero abitato di Quinto.
Anche solo a livello economico è
comparabile tale scelta?
Vogliamo davvero renderci
responsabili di questo tipo di scelte nel nostro territorio?
Il PRAC ha una durata di dieci anno e le riserve esistenti sono più che sufficienti
per i prossimi 15 e probabilmente 20 anni, perché ampliare ancora?.
Per questo chiediamo al Consiglio di esprimersi con parere contrario.
Allegati
DGR 2015 04 NOV 2013 PRAC Allegato A
DGR 2015 04 NOV 2013 PRAC Allegato E
Allegati
DGR 2015 04 NOV 2013 PRAC Allegato A
DGR 2015 04 NOV 2013 PRAC Allegato E
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